
La Pieve di Pontenove di Bedizzole
La pieve di Santa Maria Annunciata sorge sulla sponda destra del fiume Chiese a duecento metri dalla via Brixia – Verona, nell’area di un precedente insediamento romano, forse una villa o, considerata la prossimità alla strada e al fiume, una mansio. Nel 1972 è stato messo in luce il battistero davanti alla facciata della chiesa; la ripresa delle ricerche negli anni 1996-1997 ne ha individuato il collegamento con la chiesa ed ha messo in luce in un annesso laterale della chiesa un più antico fonte battesimale.
La sequenza comprende tre principali fasi. Della chiesa più antica è stato scavato solo il settore nord, ma sulla base dell’ampiezza dell’atrio e dei numerosi confronti è stato ipotizzato un edificio di culto di 23 x 22 m, costituito da una navata con abside semicircolare e due annessi laterali, larghi ca. 4 m, con pavimento in cocciopesto. In una posizione centrale di quello nord è stato individuato un fonte battesimale esagonale, con pareti rivestite di cocciopesto e fondo decorato da un mosaico con sfondo bianco, raffigurante una croce gemmata dalla quale pendono un’alfa e un’omega, entro una cornice circolare con motivo ad onde corrente. Due gradini permettevano di scendere e risalire nella vasca da ovest. La datazione proposta per il mosaico (tra V e inizi VI secolo) fornisce la cronologia per l’intero complesso battesimale.
In età altomedievale, l’annesso nord viene suddiviso in tre ambienti, provvisti di un nuovo pavimento in malta. In quello nord un focolare d’angolo, connesso con buche di palo e fosse, ne chiarisce la funzione residenziale, forse concomitante con la costruzione del nuovo battistero davanti alla chiesa. Intitolato a san Giovanni, è costituito da tre ambienti collegati ai perimetrali della chiesa da un muro di recinzione. In quello centrale, con perimetrali di maggior spessore e dunque più alto dei laterali, il fonte battesimale, di forma ottagonale con gradini sui lati nord e sud, era rivestito di cocciopesto, con pavimento in lastre di marmo, sotto il quale un condotto in muratura permetteva di evacuare l’acqua del battesimo ad immersione in una fossa all’esterno. Nell’angolo nord est, un impianto seminterrato consentiva di riscaldare l’acqua e l’ambiente nelle stagioni fredde.
Il vano meridionale aveva funzione funeraria, come conferma il rinvenimento di sei tombe a cassa di laterizi alla cappuccina o con copertura di macine da mulino. Dell’altro non è chiara la funzione. La datazione del battistero, posteriore alla chiesa tardoantica, ha un termine ante quem in un solido di Carlo Magno rinvenuto sul piano pavimentale dell’ambiente centrale e post quem nel fonte dell’annesso nord della chiesa. Se si considera che questo è stato rinvenuto in perfetto stato di conservazione, la riorganizzazione del complesso potrebbe essere avvenuta già prima dell’età carolingia.
Mentre il nuovo battistero rimane in uso a lungo e viene demolito solo a seguito delle prescrizioni emanate nella visita pastorale del 1566, la chiesa viene ricostruita nell’XI secolo, più stretta e più lunga rispetto a quella tardoantica e con tre navate ripartire da arcate su pilastri e terminanti con absidi semicircolari. Ne sopravvivono parte dei perimetrali laterali, della facciata e dell’abside centrale, mentre ricostruita nel 1970 è quella sud.
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Medioevo sul Garda