Un’enclave trentina, La Pieve di Tignale

Un’enclave trentina, La Pieve di Tignale

Il territorio di Tignale e della Valvestino, sul quale si estendeva la giurisdizione della pieve di Santa Maria, ha testimonianze sparse di epoca romana a Gardola, Olzano, Magasa località Capetel (tombe con corredo di lucerne e monete) e presso San Giovanni di Turano (moneta di Massimino). Un’epigrafe alle Fatae è murata nella canonica di Santa Maria.
Una bolla del papa Urbano III, rilasciata a Verona il 9 marzo 1187, giuntaci in una copia secentesca interpolata ma nella sostanza genuina, conferma un precedente privilegio del vescovo di Trento Giovanni. Prima del 1187, due sono i vescovi trentini con quel nome: uno vissuto in età longobarda, il secondo intorno al 900; uno dei due presuli, forse il primo, fornisce il termine ante quem per l’istituzione a Tignale di una chiesa con cura d’anime. La Passio del vescovo Vigilio, composta tra la metà del VI e gli inizi del VII secolo, allude a 30 chiese da lui costruite nei territori pertinenti ai vescovi di Brescia e di Verona. In realtà il processo di cristianizzazione si è svolto almeno nell’arco di un paio di secoli ed è probabile che anche il territorio di Tignale e Valvestino sia stato evangelizzato non prima della metà del VI secolo, quando quell’area inizia a staccarsi da Brescia.
Nella bolla sono indicate otto chiese dipendenti dalla Pieve di Santa Maria (presso la quale si trovavano il battistero di San Giovanni Battista e il cimitero): la cappellania curata di San Giovanni Battista a Turano con il suo cimitero, le cappelle di San Vigilio di Droane (con il suo cimitero) e di San Pietro, gli oratori di Santa Maria in Monte Stelle, San Zenone di Prabione (con il suo cimitero), San Ercolano a Campione e San Giorgio in Varolo. Per quasi tutte abbiamo una prova, o quantomeno utili indizi, che esistessero ben prima del 1187.

Santa Maria Assunta
La chiesa attuale è il risultato di quattro principali fasi costruttive. Alla prima è da riferire un tratto di muratura del perimetrale sud, visibile al piano superiore della canonica. È in opera incerta con pietre legate da abbondante malta. A questa muratura si addossa lo spigolo del muro di testata orientale che per la tecnica in corsi regolari di pietre sbozzate, sottolineati da stilature di malta, è da attribuire ad età romanica al pari del campanile (con esclusione della cella campanaria e del pinnacolo del XVII secolo). Questo presenta larghe lesene angolari, con alte feritoie nelle facce est e nord e una tecnica muraria in pietre spaccate e frammenti di laterizi legati da abbondante malta. Il battistero originario, probabilmente esterno e in asse con la chiesa, come a Tremosine, doveva essere stato demolito prima del 1579-1581, quando viene descritto interno alla chiesa. Nel ‘600 venne ricostruito il presbiterio. Infine, nel 1954, venne rifatta gran parte della navata, in quanto minacciata da un cedimento strutturale.
In base a queste informazioni possiamo desumere una sequenza che comprende: (a) una prima chiesa altomedievale ad aula unica con abside probabilmente circolare e battistero distinto dedicato al Battista. Questo impianto, anteriore al vescovo Giovanni, potrebbe essere di VI secolo; (b) la ricostruzione romanica dell’abside alla quale si aggiunge il campanile; (c) il rifacimento dell’abside nel ‘600 con successivo ampliamento della navata ad inglobare il battistero; (d) la parziale ricostruzione della chiesa nel 1954.

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Medioevo sul Garda