
La Pieve di Gargnano
La prima attestazione della pieve di Gargnano, dedicata a san Martino, risale al 1042 ed è possibile che la sua istituzione sia stata successiva a quella presumibilmente assai più precoce delle pievi di Salò, Maderno, Toscolano.
Il territorio è caratterizzato da un entroterra collinare che ha restituito scarse testimonianze di insediamento di età romana. Venne interessato almeno dal X secolo dalle strategie di espansione fondiaria delle istituzioni ecclesiastiche bresciane (come i monasteri di Leno, Serle, Santa Giulia e Sant’ Eufemia, presenti rispettivamente dal X, XI e XII secolo) e dell’Italia settentrionale, come i canonici della cattedrale di Verona o il vescovo di Cremona. I possedimenti meglio organizzati erano quelli del monastero di San Pietro in Monte a Serle che dal 1200 possedeva un ospicium monasterii in Gargnano, mentre l’unica istituzione che sembra giocare un ruolo nella vita religiosa del territorio è la canonica di San Pietro in Oliveto, come attesta la presenza di un suo presbitero nel ruolo di arciprete della pieve nel 1228. Non è invece documentato il costituirsi di diritti signorili, documentati invece alla fine del XII secolo, quando è registrata l’investitura feudale da parte del vescovo alla famiglia Ugoni.
La chiesa di San Martino, interamente ricostruita nell’Ottocento, appare, dagli atti della visita pastorale del 1566, come una basilica a tre navate dotata di cripta; distrutta è anche la chiesa di San Faustino, che sorgeva nell’area di villa Feltrinelli e che pure aveva probabili origini medievali; entro la metà del XII secolo venne edificata la chiesa di San Giacomo di Calì, legata al monastero di Santa Giulia e probabilmente entro la metà del successivo la chiesa di San Francesco.
San Francesco
Il convento di San Francesco è registrato in una bolla del papa Nicolò IV nel 1289, ma i Francescani erano giunti sul Garda qualche decennio prima: il convento custodiva fino al 1769 la lettera, ora dispersa, con cui nel 1266 Bonaventura da Bagnoregio avrebbe ribadito il permesso accordato dallo stesso Francesco d’Assisi ai frati residenti sulla riva bresciana di questuare nel territorio veronese. La lettera, se autentica, costituirebbe un indizio del primato dell’insediamento dei frati sulla riviera occidentale, e confermerebbe le affermazioni del Wadding secondo il quale Francesco giunse sul Garda nel 1220, al ritorno dalla Terrasanta: sul Garda avrebbe ricevuto in dono o acquistato da Biemino da Manerba una casa e un campo per istituirvi un romitorio. È probabile che il sito del primo insediamento fosse San Giorgio di Varolo, sulla costa presso il porto di Tignale e solo successivamente i frati si trasferirono a Gargnano, in un momento successivo agli anni Sessanta: la costruzione della chiesa di San Francesco, infatti, non può precedere il 1254-1265 poiché è evidente il riferimento al San Francesco di Brescia, e la bolla del 1289 potrebbe essere stata emanata a breve distanza della costruzione del nuovo luogo di culto.
I frati, probabilmente, si insediarono a Gargnano in una struttura preesistente: rispetto alla chiesa, infatti, l’edificio adiacente alla sacristia sull’ala orientale del chiostro mostra una tecnica costruttiva romanica e si trova a una quota significativamente inferiore a quella della chiesa. Il convento sembra dunque esito di una vicenda costruttiva complessa e piuttosto lunga.
La chiesa poté essere edificata forse sul sito di una cappella dedicata a santo Stefano, come potrebbe indicare la dedicazione dell’abside destra, accanto a un edificio civile romanico che venne poi inglobato nel convento edificato in tappe successive: ad esso venne infatti addossato un corpo di fabbrica trecentesco e probabilmente realizzato un chiostro. Un’indicazione utile per la cronologia è fornita dal monumento di Arcillo da Gargnano, originariamente collocato sul lato nord-ovest del chiostro e ora ricomposto al suo ingresso: l’epigrafe lo colloca nel 1302. Questa fase venne seguita dall’ampliamento verso ovest dei corpi di fabbrica più antichi, di sud-est, e dalla ricostruzione monumentale del chiostro, che assunse le forme attuali.
La chiesa, come accennato, denuncia una derivazione assai stretta dal San Francesco di Brescia per quanto riguarda il prospetto a capanna tripartito da sottili lesene e rafforzato sugli spigoli da lesene più massicce. Anche le slanciate monofore modanate e a terminazione trilobata della facciata richiamano il modello bresciano, che appare meno evidente all’interno, dove sembra operare piuttosto il modello veronese di San Fermo. L’edificio presenta, infatti, un impianto ad aula con la testata orientale articolata in una profonda abside centrale affiancata da due cappelle minori rettangolari coperte da volte costolonate impostate su peducci conici successivamente dipinti. Di gusto veronese è anche la ricerca cromatica del paramento murario, sia all’esterno, sia all’interno, con l’impiego di conci bianchi, rosa, grigi.
San Francesco segna l’ingresso del linguaggio gotico sul Garda: è evidente sia nello slancio degli archi acuti della testata presbiteriale, sia nel prospetto, sia infine nel linguaggio della scultura architettonica, a partire dal portale, caratterizzato da capitelli a crochet in cui si affacciano testine e motivi decorativi. Nell’edificazione monumentale del chiostro si assiste all’assimilazione di modelli veneziani – evidentissimi negli archi inflessi – secondo una tendenza che trova puntuali confronti nell’architettura civile come nella pittura (si pensi alla contemporanea commissione a Paolo Veneziano della Madonna con Bambino di Maderno, 1347). Nel clima naturalistico del gotico rientrano pienamente anche i motivi dei capitelli con la flora del lago, in particolare gli agrumi.
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Medioevo sul Garda