La pieve di Lonato

La pieve di Lonato

L’ampio territorio della Pieve è il risultato dell’aggregazione al territorio lonatese di tre giurisdizioni indipendenti, una, Maguzzano, affacciata sul lago, le altre due (Venzago ed Esenta) nell’entroterra morenico. Estendeva dunque la giurisdizione su un’area assai vasta, nella quale vi erano numerose chiese, alcune delle quali di possibile origine antica sono oggi scomparse. Nella visita pastorale del vescovo Giberti, la Pieve è diventata San Giovanni, ma si ricorda che San Zenone era l’antica chiesa originaria. Tra le dipendenze sono ricordate le chiese, tutte all’interno delle mura, di San Giacomo, dipendente dal monastero di Maguzzano, Sant’Antonio, Santa Maria del Corlo e il monastero femminile dell’ordine di San Benedetto con la chiesa di San Defendii. In campagna si trovavano San Cipriano, San Zenone, San Martino, San Quirico (noviter erecta dall’arciprete) e San Pancrazio e Pantaleone (costruita dagli uomini del luogo). Non ricordate nella visita sono San Martino alle Gere, al confine tra il comune di Lonato e quello di Venzago, e San Pietro, ai piedi della Rocca.

La pieve di San Zeno e la chiesa di San Martino, a 500 metri di distanza una dall’altra, sorgono in un’area agricola di età romana, a sud della via Gallica che nel tratto Brescia – Verona attraversava il fiume Chiese a Pontenove per poi toccare Sedena e da qui Maguzzano, Desenzano e Rivoltella. Vi sono state individuate una grandiosa villa romana in loc. Pozze, datata, sulla base dei saggi di scavo eseguiti negli anni ’90, tra I e IV secolo d.C., una villa rustica in loc. Fenile Schena e una stratificazione, osservata in sezione a sud della località Pozze. La chiesa romanica di San Cipriano si trova invece a sud est, in prossimità del confine di Desenzano, in un’area pure caratterizzata da ville romane, ma qui non sappiamo nulla dell’evoluzione in età altomedievale. La villa più vicina, quella di San Faustino, sembra infatti abbandonata nel VI secolo.

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San Zeno

Nel 1154, il papa Anastasio IV conferma al vescovo veronese Tebaldo la pieve di Lonato con le cappelle dipendenti, le decime e il castello. Nel 1166 l’arciprete Ecardo è presente ad un’investitura da parte di Pietro, preposto della chiesa di san Pietro in Oliveto di Brescia. Nel 1184, in un privilegio del papa Lucio III per l’arciprete Riccardo, si fa riferimento alla pieve e al castrum vetus nel quale era inserita. Nel documento si precisano anche i numerosi beni fondiari dipendenti dalla pieve, molti dei quali localizzati nel territorio di Lonato, a Sedena, in Campagnola, al Corlo, nel suburbio vicino al castrum vetus, presso le cappelle di San Martino e di San Cipriano.
Del castello che fortificava il cocuzzolo non rimane che qualche tratto di muratura dello spessore di un metro, osservabile sul lato settentrionale.
La chiesa è ora ad aula unica con abside semicircolare e sacristia annessa al lato meridionale. Nel perimetrale nord si notano tre distinte fasi costruttive e due in quello sud che permettono di ipotizzare una sequenza, che andrebbe confermata con uno scavo.
1. È riferibile ad una prima chiesa (la più antica di cui si conservino murature in alzato, ma probabilmente non quella originaria),il tratto centrale della parete nord, in bozze messe in opera con una certa regolarità in corsi orizzontali e con una fondazione più alta di una trentina di cm rispetto ai tratti di muratura verso la facciata e verso l’abside; in fase con questa muratura si trova una finestra a feritoia;
2. In una seconda fase viene costruita l’abside in conci di pietra tenera di colore grigio ferro, di varie dimensioni ma ben connessi in opera. La scandiscono quattro lesene terminanti con capitelli a motivo zoomorfo e antropomorfo, che delimitano specchiature, chiuse in alto da un coronamento, ciascuna con tre archetti pensili. Nelle tre specchiature centrali si aprono altrettante monofore strombate con arco interno, ricavato in un concio, sul quale è stato tracciato un solco semicircolare. L’abside si lega al tratto est del perimetrale nord, costruito in bozze nella parte bassa, in pietre spaccate in quella alta. Sono in fase con questa muratura una piccola finestra strombata, rettangolare ma con archetto interno, e una porta rettangolare con cornice in pietra sulla quale è stato riposizionato un grosso concio con lunetta e croce che doveva stare in origine sulla porta in facciata. È costruito con la medesima pietra dell’abside il grande arcone nel lato meridionale, che segnava evidentemente un passaggio verso un vano a sud, forse il battistero.
3. All’arcone e al tratto centrale della parete nord si addossa poi tutto l’avancorpo della chiesa, realizzato con pietre spaccate in modo grossolano, ma sempre disposte in corsi abbastanza orizzontali. In questa muratura, regolarizzata da stilature, si notano, una per lato, due strette e alte monofore, con arco ricavato in un concio, e gli stipiti della porta in facciata.
4. Oltre a queste murature in alzato sono da segnalare, alla base dei lati est e nord della sacristia, due corsi in alzato, in conci regolari, di un muro che proseguiva verso ovest, oltre la sacristia stessa.
Con queste evidenze si è ipotizzata una prima chiesa, databile all’XI secolo, più piccola (8,5×13 m ca.) e più bassa dell’attuale che, nella prima metà del secolo seguente, sarebbe stata allungata (a 26,5 m) con il rifacimento dell’abside e di parte dei perimetrali; l’arcone della parete sud, il cui intradosso è affrescato con figure di santi, avrebbe dato accesso ad un corpo annesso, comprendente forse il battistero e la sacristia (nella posizione dell’attuale).
Ad epoca moderna si datano, dopo la demolizione del corpo meridionale e della parte alta del muro di testata orientale, il tamponamento dell’arcone, la ricostruzione della sacristia,il campaniletto a vela sulla testata orientale e il rifacimento della parte alta del muro di testata.

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Medioevo sul Garda