
Pietro, nativo di Puegnago e arciprete della pieve di Salò, è ricordato in un documento del 1016 che cita anche Cacavero e le proprietà della corte di Gaugardo (Gavardo) e del (monastero?) di San Faustino a Cacavero. La pieve di Santa Maria aveva giurisdizione sul territorio degli attuali comuni di Salò, Roé Volciano, Gardone Riviera. Nel 1580 ne dipendevano le chiese di Santa Caterina, San Giovanni Battista, San Bernardo di Serniga, San Bartolomeo sul monte Scipio, Santi Nazaro e Celso di Renzano, Sant’Antonio di Cacavero, Santa Croce di Villa ed inoltre San Bernardino dei Disciplini, San Giovanni dei francescani osservanti, Santa Maria dei Carmelitani, il monastero di San Benedetto. Alla parrocchiale di San Pietro di Liano (che nella versione medievale era provvista di cripta, come ricorda Bongianni Grattarolo nel 1599), fino al XII secolo dipendente dalla pieve di Salò, nel 1580 facevano capo l’oratorio di San Rocco e le chiese della Santa Trinità di Triviolo, dell’Ascensione di Volciano, di San Giovanni di Gazzane. Dipendevano, in origine, sempre da Salò le parrocchiali di San Nicola di Gardone e di San Faustino di Fasano.
Tutta quest’area è interessata da ville e piccoli edifici riferibili ad aziende agricole romane collegati a microparcellizzazioni agricole, separate da boschi e paludi. Ma è soprattutto nel territorio del comune di Salò, che comprende la conca del Golfo sul lago e la porzione settentrionale, tra Villa di Salò e Cunettone, del terrazzo intermorenico che da Villa di Salò si estende sino a Raffa di Puegnago, che sono noti numerosi ritrovamenti di età romana: una villa in località di Colombare, altri due edifici con sepolture a Pramaggiore, due sepolture romane con corredo a Cunettone e Burago di Villa. Il modello di insediamento costituito da aziende agricole è confermato dai toponimi prediali: oltre a Burago, vi sono almeno Lissignaga (al confine con Puegnago) e Mastignaga (presso Muro). Una vasta necropoli, rimasta in uso dall’età augustea agli inizi del V secolo e riferibile con ogni probabilità ad una o più ville, è stata scavata negli anni ’60 in località Lugone. Non è chiaro se l’abbandono della necropoli significò anche la fine delle ville, come è stato ipotizzato, o la scelta di una nuova area cimiterale in prossimità di una chiesa.
La pieve di Santa Maria è probabile comprendesse, oltre alla chiesa, anche un battistero. Filippo Tomacelli ricorda infatti che nel 1453, quando venne costruito il duomo attuale, vennero demolite le chiese di Santa Maria e di San Giovanni, probabilmente l’antico battistero.
Un saggio di scavo, eseguito in adiacenza al perimetrale nord della Pieve e al campanile romanico, ha individuato una fase di insediamento di V-VI secolo, che non è però chiaro se sia riferibile già ad un luogo di culto.
Il campanile presenta quattro fasi costruttive, due delle quali di età romanica. Nella parte bassa (fase 1), non posteriore all’ XI secolo, reimpiega elementi architettonici, due cippi romani e conci squadrati, di minori dimensioni nella parte centrale. Al di sopra, sempre in una fase romanica ma più tarda (XIII secolo), pietre squadrate e bugnate agli angoli si alternano a pietre spaccate al centro. Da terra non si può verificare se siano in fase o in rottura con questa muratura le finestre in laterizi medievali, strombate ad arco a tutto sesto con bardellone. Certamente in rottura rispetto alla fase 1 è invece la porta rettangolare sul lato nord, con stipiti in laterizi. In una terza fase (tra fine XIV e inizi XV secolo) il campanile viene sopraelevato con una muratura in laterizi per formare una nuova cella campanaria. All’ultimo intervento sono riferibili un ultimo sopralzo ed il cupolino.
Romanici, (ed indizio che oltre al campanile venne ricostruita anche la chiesa) sono anche due elementi scultorei (una metopa con cavallino e una decorazione ad intreccio), reimpiegati nella cappella del Sacramento, costruita nel 1590 e un capitello conservato ora nel Museo di Salò.
Un’altra chiesa, al limite ovest dell’abitato bassomedievale di Salò difeso da mura, è dedicata a san Giovanni, ha un campanile tardoromanico, ma non abbiamo elementi per suggerire un’origine più antica, essendo stata ricostruita alla fine del ‘500. E lo stesso vale per la chiesa omonima di Barbarano, ricostruita nel 1580-85 come cappella del monastero dei padri Cappuccini.
San Benedetto si trova ai bordi di un’area, compresa tra la riva del lago e l’abitato di Muro che nella cartografia storica e nella foto aerea del 1962 presenta una divisione agraria regolare, mentre il toponimo che la designa, Mastignaga, potrebbe forse essere un prediale romano. Il vicino Castel del Colmo, un cocuzzolo tondeggiante, nella foto aerea del 1962 presenta due strutture concentriche: la prima a mezzacosta che segue l’andamento della collina, la seconda perfettamente circolare in sommità. Il dato non si può però controllare, in quanto sul colle sorgono ora due ville che hanno radicalmente modificato la morfologia del sito.
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Medioevo sul Garda