San Giacomo di Calì

San Giacomo di Calì

San Giacomo sorge sulla riva del lago presso un comodo approdo a nord del centro di Gargnano: qui la strada Regia proveniente da Salò si trasformava in una mulattiera verso Muslone e Tignale e la chiesa, con il suo portico sul lato meridionale, doveva svolgere una funzione di ospitalità per viandanti e pellegrini.

La tradizione gardesana considera la chiesa di San Giacomo una delle più antiche del lago, ma le prime attestazioni risalgono al 1194 e non vi sono tracce di strutture antecedenti la fase romanica.

Nel 1194 la ecclesia Calini è il luogo dove il monastero di Santa Giulia raccoglieva i canoni di alcuni olivi in zona: la scelta della consegna, non all’approdo come a Villa o Lovere di Gargnano, ma nella chiesa suggerisce una relazione di quest’ultima con il monastero bresciano.

La chiesa presenta tre principali fasi edilizie: l’aula e il portico meridionale costituiscono il nucleo più antico: nel Trecento il portico venne ampliato e raccordato al perimetrale settentrionale; successivamente, alla fine del Cinquecento, venne realizzato un nuovo presbiterio, che sostituì l’abside romanica semicircolare, e fu trasformata la facciata con l’ampliamento della porta e l’apertura delle due finestre quadrate.

L’aula di San Giacomo, realizzata in un’unica fase di cantiere, presenta l’impiego di tecniche differenziate nella selezione, nel taglio e nella finitura dei materiali lapidei, secondo modalità ben documentate in età romanica. La tessitura ordinata di masselli e blocchi bianchi e rosa richiama il modello di Sant’Andrea di Maderno; foto di inizio Novecento consentono di osservare anche la presenza di due file di buche pontaie mantenute a vista; anche il perimetrale S, visibile dal lago, costituiva una visione privilegiata: non sorprende dunque la muratura in blocchi accuratamente squadrati, in cui si aprono monofore realizzate con grande cura nel taglio affilato delle spalle e una grande porta a luce quadrangolare con stipiti e piattabanda monolitici massicci e regolarissimi.

 

14e---Gargnano,-San-Giacomo-di-Calì,-esterno-del-perimetrale-sud.

All’interno la muratura, destinata a essere completata da un intonaco, presenta nel perimetrale N masselli regolari non lisciati.

Il cantiere architettonico – che si può collocare entro la metà del XII secolo – fu completato da interventi pittorici che si susseguirono dalla fine del secolo al Trecento. Perduta la decorazione absidale, è il portico a conservare i frammenti più antichi: il San Cristoforo è il dipinto più antico, databile probabilmente intorno alla metà del XIII secolo, con precisi confronti con la produzione veronese di più spiccato accento bizantineggiante. Il dipinto è di indubbia qualità e, nonostante le condizioni assai degradate, emerge sia il sicuro orientamento spaziale (evidente nella mano del Bambino), sia la volontà di realizzare un’immagine di forte impatto devozionale: la monumentale cornice a torri di città e i complementi in pastiglia e lamina metallica, di cui si conservano chiare tracce nel bastone di san Cristoforo, dovevano dare a quanti si avvicinavano alla chiesa, in particolare dal lago la sensazione quasi di una presenza numinosa. Di poco più tardo (fine XIII – inizio XIV secolo) doveva essere il San Giacomo, nella parete nord dell’aula: i pochi frammenti di quello che doveva essere un dipinto votivo richiamano i modi asciutti e insistentemente grafici della decorazione romanica dell’abside della pieve di Manerba o dello strato più antico del campanile di San Francesco a Gargnano.

A un ambito veronese si richiamano anche i Tre santi (Antonio abate, Giacomo e un evangelista) dipinti nel portico esterno probabilmente intorno alla metà del Trecento da un maestro dell’ambito della bottega dei Da Riva, assai attiva in area gardesana nel secondo Trecento.

Innovativo e, come il San Cristoforo del portico, di grande avanzamento culturale è l’intervento intorno agli anni ’60 – ’70 del Trecento che portò alla realizzazione dell’immagine di culto per l’altare esterno della chiesa, ora inglobato all’interno: la Crocifissione, dipinta su scialbo, presenta una singolare commistione fra il tardo giottismo veneto di Guariento e pratiche tecniche tipiche dei pittori di area trentina e atesina; anche in questo caso vi era un largo impiego di lamine metalliche, di cui sono ben visibili le incisioni per l’applicazione.

 

 

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Medioevo sul Garda