San Pietro di Gardola

San Pietro di Gardola

La chiesa è stata costruita a mezzacosta del versante morenico su cui sorge l’abitato altomedievale Gardola. A seguito dell’abbassamento del terreno, a monte per la costruzione di una strada e a valle per la realizzazione del campo di calcio, si trova ora su un microrilievo artificiale, mentre in origine era plausibilmente su un versante terrazzato, dove buche di palo ed una canaletta attestano modeste attività di epoca romana.
Gli scavi, eseguiti nel 2003, hanno documentato una sequenza che comprende almeno otto fasi edilizie: (1) una prima chiesa ad aula, di cui non conosciamo la terminazione absidale; (2) l’inserimento nel coro di una recinzione rettangolare con un loculo per reliquie sotto l’altare; (3) la ricostruzione del coro in epoca romanica; (4) la realizzazione (plausibilmente nel XV secolo per i numerosi confronti in chiese gardesane) di un arco trasverso a metà navata, di cui rimangono i due pilastri di fondazione; (5) un ulteriore rinnovamento dell’area absidale nel corso del XVI secolo; (6) l’apertura di una cappella nel lato meridionale attorno alla metà del XVII secolo; (7) la ricostruzione della facciata subito dopo la prima guerra mondiale; (8) la trasformazione in teatro alla metà del XX secolo .

Nonostante questi interventi, la navata, che misura internamente 6,80 x 9,20 m, non è mai cambiata e il perimetrale sud è ancora conservato in elevato, come dimostra la transenna della finestra ancora in situ.
Nella prima fase, la navata ha una pavimentazione in malta ed è separata dal presbiterio da una recinzione in legno. L’abside di questa chiesa è andata integralmente distrutta; non era però più ampia né più piccola di quella romanica che l’ha sostituita, per cui possiamo proporne un’analoga forma semicircolare. La datazione della chiesa si colloca tra fine VI e inizi VII secolo.
In una seconda fase il pavimento della navata viene sopraelevato e nel presbiterio vengono realizzati un podio, intonacato e decorato con incisioni lineari e linee rosse. Al di sotto dell’altare, viene costruito un loculo reliquiario, all’interno del quale un piccolo sarcofago decorato con croci conteneva, al momento del ritrovamento negli anni ’80, le reliquie conservate all’interno di teche. Dopo questi lavori, le pareti della navata vengono intonacate e si predispone un nuovo pavimento in argilla su un vespaio in ciottoli.
In questa fase vengono deposte due sepolture: parallela al lato sud e con un lato breve a ridosso della facciata, una tomba alla cappuccina conteneva un inumato privo di corredo; posteriore è una seconda tomba a cassa, realizzata con lastre di pietra, addossata alla facciata a sinistra dell’ingresso. È stata utilizzata per successive deposizioni di bambini e poi, sempre in una fase altomedievale, è stata intercettata da una buca che ne ha demolito il lato sud, rimuovendo gli scheletri e gli oggetti di corredo a partire dal bacino del primo inumato. Nel riempimento, in parte entro la tomba, in parte in fondo alla buca, oltre a resti scheletrici di altri bambini sono stati rinvenuti un frammento di pettine in osso finemente decorato e 23 elementi in ferro di cintura molteplice longobarda con decorazioni del II stile animalistico in agemina d’argento. La datazione attorno alla metà del VII secolo fornisce, sulla base dei rapporti stratigrafici, un termine ante quem per la seconda fase della chiesa.
Dopo questi interventi, la chiesa non subisce trasformazioni per alcuni secoli, salvo un risarcimento pavimentale datato con il 14C (metodo di datazione radiometrica del Carbonio 14) tra il 770 e il 900.
In una terza fase l’abside viene integralmente demolita, compresa la recinzione, per realizzarne una nuova semicircolare, con muratura in conci squadrati dello spessore di 1 m e rinforzi in corrispondenza di un grandioso arco trionfale. L’intervento non pare dettato dall’esigenza di ampliare il coro (l’abside altomedievale non era infatti di dimensioni inferiori), né di migliorare la qualità architettonica complessiva dell’edificio, del quale fu conservata la navata. È dunque plausibile sia conseguenza di un dissesto, forse il terremoto del 1117, tanto più che la medesima operazione viene eseguita, con una muratura dalla tecnica simile, nella vicina chiesa plebana di Santa Maria.

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Medioevo sul Garda