
Ancora alla fine del XII secolo questa zona era contrassegnata da boschi, paludi e canali, anche se il paesaggio agrario si andava definitivamente affermando. Lo si deduce dai documenti, in particolare da una ricognizione del 1231 sui beni del monastero di Santa Maria.
Venzago è il nome di un castello e di una comunità che confinavano con Desenzano a nord, Lonato a ovest, Castiglione delle Stiviere a sud, Solferino, Cavriana e Pozzolengo ad est. Viene ricordato nel 970 come villa Vinzago del comitato mantovano. Nel suo territorio si trovavano, alla metà del XII secolo, due chiese: San Paolo e Santa Maria, detta della “fontana coperta”. La chiesa di Santa Maria, nota dagli inizi del ‘500 come “Madonna della Scoperta”, è attestata per la prima volta nel 1163, quando Bosone di Cavriana investe la chiesa di un canale con la possibilità di utilizzarne l’acqua per un mulino. Dai documenti del XII secolo si deduce una sua dipendenza dalla più antica chiesa di San Paolo di Venzago e poi dal cenobio di Santa Maria di Manerbio.
Venzago era comune retto da un console già nel 1231; nel 1291 viene confiscato (ai Boccaccio, come ipotizza l’Odorici), assieme ai beni di Fontana Coperta, in quanto in mano ai ghibellini espulsi da Brescia, e venduto al giudice Graziadio da Calvisano. Nella seconda metà del XIV secolo era certamente di nuovo in possesso dei Boccaccio, famiglia di domini proveniente da Manerbio. Nel 1396 i Boccaccio suddividono Venzago in due parti, una destinata agli eredi, l’altra portata in dote da Giovanna al conte Bernardo o Berardo Maggi. Le due proprietà vengono singolarmente acquistate dal comune di Lonato nel 1408 (la parte finita al conte Maggi) e 1416 (la parte che era stata sequestrata ai Boccaccio dal Malatesta, signore di Brescia, nel 1404, e che viene poi rivendicata dai Boccaccio). La giurisdizione sul Venzago è infine oggetto di lunghe contese tra Lonato e la Riviera di Salò che ne rivendicavano la giurisdizione.
Del castello, che aveva un perimetro ellittico, si conserva ora solo un tratto della cinta sud in ciottoli morenici disposti in corsi abbastanza regolari, che fa da sostruzione al piano sommitale, mentre il lato nord è stato recentemente distrutto da alcuni garage seminterrati e i vecchi edifici sulla sommità sono stati sostituiti da villette e condomini.
La chiesa di San Paolo, secondo il Biancolini che scrive alla metà del ‘700, sorgeva ai piedi del castello di Venzago ed era stata ridotta a rudere nel 1240 quando, a detta di Elia Capriolo, i bresciani avevano distrutto il Venzago. La chiesa è verosimilmente identificabile con la cappella di cui si vedono alcune murature sul monte della Regina, un dosso a nord ovest del castello di Venzago al quale è collegato da un crinale di ca. 200 m. Ad aula unica con abside semicircolare, ne sopravvivono attualmente fuori terra solo l’abside semicircolare e alcuni brevi tratti dei lati lunghi. La muratura dell’abside, sbrecciata e ridotta in frammenti ha uno spessore di ca. 90 cm, ma non è chiaro se si tratti della fondazione o dell’alzato. La tecnica muraria in ciottoli morenici con qualche frammento di laterizio romano di reimpiego, disposti senza regolarità, sembra rimandare a età altomedievale.
Il monte sul quale sorge la chiesa è detto della Regina e una leggenda racconta che la regina Adelaide, rinchiusa nel 950 da Berengario II nella Rocca di Garda perché si rifiutava di sposare suo figlio Adalberto, sarebbe evasa, rifugiandosi poi presso Venzago. L’episodio è ricordato da un’epigrafe del 950, riportata nel ‘600 da Ottavio Rossi che la data però a dopo il 1350: “Adelaide, moglie del defunto re Lotario (II, re d’Italia), dimorò un mese intero presso la casa del vescovo bresciano Giuseppe”. Se la notizia fosse genuina fornirebbe non solo il termine ante quem per il piccolo cenobio, ma potrebbe indicarne una dipendenza dal vescovo di Brescia nel X secolo. Oltre alla chiesa, come abbiamo visto, nei pressi vi era una domus provvista di un portico, un edificio di qualità che potrebbe corrispondere alla residenza vescovile ricordata nell’iscrizione. Dal momento che sulla sommità del dosso non vi è spazio che per la chiesa, la domus poteva trovarsi sul versante o ai suoi piedi. È però strano che nei documenti della seconda metà del XII nel menzionare la chiesa non si faccia mai cenno alla sua ubicazione sul monte della Regina, ma la si ponga semplicemente in relazione con il vicino villaggio di Venzago. Non è dunque da escludere che la leggenda sia frutto di un falso, attuato nel ‘300 dai Boccaccio, signori del luogo e alleati dei Visconti cui si deve la reinvenzione della memoria storica lombarda sulla base di personaggi longobardi o legati all’impero carolingio e germanico.
La chiesa di Santa Maria della Scoperta si presenta ora nelle forme di età moderna, con grande cupola che contrastano con la piccola abside semicircolare in opera incerta, divenuta nicchia della successiva grande abside rettangolare. L’abside, pesantemente restaurata e dunque di difficile lettura, ha però un paramento in opera incerta, simile a quello del muro di testata, privo di pietre squadrate di rinforzo angolare fino ad un’altezza di poco superiore. Presenta inoltre lesene laterali in prossimità del muro di testata e si intravvede una finestra tamponata al centro. La cornice alta con mattoni a dente di sega, del tutto simile al coronamento del muro di testata, è del 1602. Seppur rimaneggiata al momento della sopraelevazione si può con cautela avanzare l’ipotesi che la piccola abside semicircolare sia pertinente alla chiesa ricordata alla metà del XII secolo, termine ante quem che non ha per ora ulteriori possibilità di precisazionie.
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Medioevo sul Garda